Il Tribunale di Padova, con sentenza del 16 marzo 2015, condanna al pagamento di una cospicua somma di denaro il paziente che ha intentato una lite contro un medico, specialista in oculistica, al fine di ottenere il risarcimento di un danno che, in realtà, in sede di giudizio, si è rivelato inesistente.
Il fatto. Il paziente asserisce di aver subito un danno in conseguenza della condotta negligente del medico consistente nella prescrizione di un’errata terapia farmacologica a fronte di una diagnosi di sindrome di Vogt-Ko Yanagi-Harada, una malattia sistemica che interessa organi contenenti melanociti.
In particolare, egli lamenta, oltre ad un’invalidità temporanea, un danno permanente iatrogeno del 70% dovuto all’imprudente somministrazione di un farmaco immunosoppressore in dosi tanto massicce da alterare la funzionalità renale e causare una conclamata insufficienza renale.
Ma questo a suo dire.
I consulenti tecnici d’ufficio ritengono, invece, pienamente corretto e diligente l’operato del medico, sia quanto alla scelta del farmaco (Sandimmun) sia quanto al piano terapeutico prescritto e, soprattutto, escludono, in base alle risultanze diagnostiche depositate in giudizio dal paziente stesso, l’insorgenza di qualsivoglia forma di insufficienza renale cronica o acuta. Il danno, quindi, non esiste. Così come non esiste un comportamento imprudente, negligente o imperito del medico curante.